11 marzo, dalla Battaglia dell’Isonzo a Fukushima

1916, 11 marzo

Inizia la Quinta Battaglia dell’Isonzo, su iniziativa del generale Cadorna. Costui cerca di colpire gli austriaci alle prese con i preparativi della famosa Strafexpedition (la spedizione punitiva, progettata da Franz Conrad, verso la pianura veneta). Siamo in piena prima guerra mondiale e il fronte in questione è quello tra l’Impero austro-ungarico e l’Italia. La battaglia terminerà il 19 marzo, con nessun avanzamento da parte dell’esercito italiano e la perdita di 20.000 uomini tra morti e feriti. Tutto rimandato alla sesta battaglia.

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Il 7 giugno. Dalla “Settimana rossa” al traffico d’armi

1914, 7 giugno
Inizia la “Settimana rossa” ad Ancona, uno sciopero generale organizzato da anarchici, repubblicani e socialisti, che poi si trasformerà in un movimento di rivolta, per tutta la durata dei sette giorni successivi, con la proclamazione della Repubblica anconetana. Protagoniste, tutte quelle persone insoddisfatte della situazione politica e sociale dell’Italia. Sembrava dovesse portare ad una guerra civile, ma a breve sarebbe iniziato un altro conflitto, di proporzioni assai più elevate: la prima guerra mondiale.

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Il 26 gennaio, da origini Ansa a Papa Giovanni Paolo II

1160, 26 gennaio
Federico I, detto il “Barbarossa”, imperatore del Sacro Romano Impero, dopo aver assediato Crema riesce a sconfiggerla utilizzando macchine da guerra: il gatto, la torre d’assedio, l’ariete e un lungo ponte poggiato sulle possenti mura. La fortezza italiana rappresentava il “lasciapassare” per conquistare il centro e il sud d’Italia. Il Papa cercò poi di fermarlo ma morì e fu sostituito da un pontefice simpatizzante per il Barbarossa.

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Il 15 gennaio: dalla Rivolta di Nika alla guerra in Libano

Seguono fatti noti e meno noti.

532, 15 gennaio
Continua la nota “Rivolta di Nika” a Costantinopoli. Giustiniano, in seguito ai tumulti del 14 gennaio, licenzia due ministri, Triboniano e Giovanni di Cappadocia, malvisti dal popolo. Ma era troppo tardi. L’imperatore opta allora per l’intervento di due leader dell’esercito, Belisario e Mundo. Niente da fare, anche perché le fazioni che si sono ribellate, i Verdi e gli Azzurri, sono militarmente preparate. Il triste epilogo della rivolta sarà solo rimandato… (vedi il 17 gennaio).

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